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Ora che sappiamo tutto del volo 4U9525 Germanwings

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germanwingsOra, a mente fredda, sappiamo che il pilota del volo Germanwings 4U9525 schiantatosi sulle Alpi era tedesco, 28anni, originario di Montabur, nella Renania-Palatinato – ora che sappiamo che il pilota era “ariano” va meglio?
Perché abbiamo sentito fiumi di parole a partire dalla sicurezza dei voli low-cost a, soprattutto e prevalentemente, su attacchi terroristici ad opera di arabi, semmai infiltrati tra i migranti che sbarcano sulle coste europee… fiumi di parole, è bene dirlo con forza e chiarezza, non orientati a discutere, spiegare, analizzare, chiarire i fenomeni, ma a speculare, ad alimentare e rafforzare le proprie – spesso individuali – tesi politiche, usando la minaccia terroristica per fare propaganda.
Si chiama populismo, sciacallaggio, per i più raffinati “comunicazione tossica”. Ma è quella comunicazione che purtroppo sempre più spesso fa breccia nelle menti (e nei voti) delle persone. Molto più di un po’ di sanno buon senso, dell’attendere un paio di giorni, di informarsi, di spiegare le cose come stanno sul serio.
Molto più – ovviamente – del dire semplicemente la verità, del mostrare che non si ha sempre la risposta a tutto o la soluzione migliore e infallibile. Molto più di “sapere sempre tutto su tutto” e in ogni momento.
Abbiamo i Grillo e le teorie del complotto su tutto, dai microchip alle scie chimiche, all’ingegneria climatica, al terremoto in Emilia dovuto alle trivellazioni… abbiamo i Salvini che “senza immigrati non avremmo il terrorismo”, e le Santanché che “è tutta una questione di nazionalità”, poi verrà il colore della pelle, la cultura, la religione, la lingua, il sesso… una sorta di highlander in cui, a furia di “eliminare gli altri” ne resterà uno solo.
Scordiamo sempre “i nostri”, quelli del nostro paese, della nostra cultura, della nostra religione, del nostro piccolo paese di provincia, il vicino della porta accanto. non perché siamo ciechi, semplicemente perché “non lo possiamo vendere”. Non abbiamo soluzioni, dovremmo riflettere. Non si può fare populismo, non ci sono “soluzioni facili e manichee basta che mi voti”. L’idea è che le persone siano sostanzialmente stupide, e come bambini terrorizzati vadano semplicemente rassicurate, e che il politico debba essere il buon padre che sa come fare”. Con forza e decisione, e possibilmente con immediatezza.
Ma è una balla. Perché i problemi seri e veri non hanno soluzioni facili, immediate, né immediatamente “vendibili” sul mercato della politica agli elettori-acquirenti.
Ci siamo sperticati – attori, ospiti e spettatori – nelle discussioni più varie, dando colpe in ogni direzione: all’islam, all’immigrazione, e ovviamente ai vari governi che ciascuno si affrettava ad assolvere e condannare. Nel mentre, quando si parlava di foreign fighters, “la colpa” era della tv, della famiglia, della scuola (sempre di qualcun altro) con varie soluzioni cliché offerte al miglior prezzo. Senza mai mettere in discussione un modello o uno stile di vita. E senza ammettere che – drammaticamente e banalmente – ci sono cose che accadono e possono accadere semplicemente fuori controllo, fuori previsione e contro le quali possiamo fare poco o nulla. Se non, semmai, con quella famosa “cultura” con la quale qualcuno ci ha detto che “non si mangia”… ma che forse aiuta a vivere.
O forse dovremmo cominciare a riflettere sul fatto che occuparci davvero delle diseguaglianze, delle periferie, della scolarizzazione, dell’eliminazione delle sacche di povertà, delle condizioni di vita, dei servizi sociali, dell’elevare la qualità della vita, dell’offrire opportunità vere, ci conviene, ci mette al sicuro, non è sperpero di denaro pubblico, ma un investimento – anche – in sicurezza.
Perché di ipocrisie, quando muoiono sedici studenti adolescenti, davvero non ne possiamo più.
Quell’ipocrisia per cui non puoi portare in aereo una bottiglietta d’acqua perché potrebbe contenere un’agente chimico, ma puoi tranquillamente portare un pc portatile, la cui batteria al metal detector non viene distinta da 100grammi di tritolo. Quell’ipocrisia per cui in Inghilterra vieni registrato da una media di 120 telecamere al giorno, ma in cui compri al supermercato una simcard senza dare un documento di identità, e che puoi usare come detonatore in un cellulare anonimo. Questione di interessi economici. Non c’è altro.
Solo una questione di cosa è vendibile e cosa no nel mercato politico della sicurezza: non puoi vendere che non si può portare un pc in aereo, puoi vendere che un dentifricio è pericoloso: e le multinazionali ringraziano. Puoi vendere che è colpa dell’islam nella cattolica Europa, non puoi vendere che le periferie sono un bacino di qualsiasi estremismo, in un’Europa colpita dalla crisi economica.
150 persone sono morte in un aereo, che poteva schiantarsi ovunque alla guida di un cittadino tedesco facendo ulteriori carneficine. Erano francesi gli assalitori di CharlieHebdo, e non provenivano da nessun barcone di immigrati. Vengono da Inghilterra e Germania i due più spietati boia-sgozzatori dell’ISIS. I loro video di propaganda sono realizzati da europei, esperti di media occidentali, e del web cyberutopista made in Usa. Dal 1990, sono state più di 250 le vittime di sparatorie nelle scuole americane. quasi 180 dal 2000. tra queste azioni quella che ha destato più orrore è il massacro della Columbine High School. Tutte ad opera di studenti americani, senza alcuna rivendicazione né politica né religiosa, ma un forte “grido sociale”, ben descritto da un film “che fa male” all’occidente, Booling for Columbine di Michael Moore.
Un film in cui il regista si chiede se non abbia una qualche incidenza il fatto che quegli studenti vivano in contesti sociali “senza speranza e senza futuro”, in città in cui c’è il 50% di disoccupazione ed in cui l’unico lavoro disponibile sia arruolarsi, in cui si viene bombardati da messaggi sulla violenza dilagante, sul bisogno di prendere le armi (per difendersi) e in cui ogni giorno “il presidente … manda un missile sui suoi nemici… e che una volta al mese quei ragazzi vedano passare di notte nella loro cittadina un missile balistico nucleare”.
La sicurezza è un tema serio, delicato, e va affrontato con serietà senza qualunquismi e facili mercantilismi di parte. Senza titoli “osceni” fondati sulla paura delle persone e che alimentano la paura delle persone.
Il mercato della paura è il più grande mercato politico del mondo. Da secoli. E sarebbe il momento che noi “cittadini consumatori acquirenti” di questo mercato fossimo un po’ più consapevoli, mettessimo all’angolo gli sciacalli dell’opportunismo mediatico – siano media e politici – e chiamassimo i problemi per nomi, li affrontassimo di faccia, ne comprendessimo la complessità, ne accettassimo la difficoltà e il costo delle soluzioni, e togliessimo la fiducia a chi ci propone soluzioni salvifiche, immediati, semplicistiche.
Si, è difficile, ma alle volte salva la vita. Soprattutto quella dei nostri figli.

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